Quante volte, ai tempi dell’adolescenza, ci è capitato di specchiarci appena svegli e di scoprire con grande disappunto di avere un nuovo brufolo da aggiungere al nostro già ricco e odiato repertorio? L’acne è l’incubo ricorrente della maggior parte dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni: secondo recenti stime colpisce addirittura l’80% dei giovani in questa fascia d’età. Alla luce dell’elevata incidenza, la frequente tendenza alle recidive e i delicati risvolti psicologici che implica, la possiamo considerare una malattia sociale a tutti gli effetti, sebbene venga spesso banalizzata e quindi anche sottovalutata, spiega Francesco Bruno, dermatologo a Milano, membro del comitato scientifico dell’Italian acne board (Iab) e autore del libro Acne addio (edito da Albeggi). Già, perché avere il volto coperto da punti neri e foruncoli genera sentimenti di insicurezza e inferiorità, ma nelle persone più fragili può portare addirittura all’isolamento e alla mancanza di autostima.
Non solo giovanile. Tuttavia l’acne non è appannaggio esclusivo dei teenager ma può presentarsi anche quando la fase dell’adolescenza è stata superata da un pezzo: "Nonostante sia molto più frequente tra i giovanissimi, questo disturbo può colpire anche uomini e donne tra i 30 e i 40 anni, ma solo il 10% degli adulti ne soffre", continua Bruno. "Si tratta di acne tardiva, che in alcuni casi è una recidiva di quella giovanile, mentre in altri è dovuta semplicemente a un esordio posticipato, che non ha niente a che vedere con la pubertà".
Alla base un eccesso di sebo. Qualunque sia la sintomatologia, che può essere più o meno intensa, è importante chiarire che l’acne non è un’infezione, e quindi non è contagiosa, ma piuttosto è un’infiammazione del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee che, funzionando in modo anomalo, provocano un aumento del grasso della pelle, chiamato seborrea. "Quando la produzione di sebo è troppo elevata, il dotto pilifero si ostruisce e si forma una sorta di tappo, il comedone, che può fuoriuscire dal poro e presentarsi sotto forma di punto nero o rimanere intrappolato internamente e manifestarsi come punto bianco", spiega l’esperto. "In entrambi i casi, nel follicolo ostruito può proliferare il Propionibacterium acnes, il batterio che contribuisce ad infiammare ulteriormente i comedoni, causando altre lesioni come papule e pustole e, nelle forme più gravi, anche noduli e cisti".
LO STRESS PROVOCA ACNE? Come l’alimentazione, anche lo stress rappresenta un fattore secondario che, con diversi meccanismi di tipo neuro-ormonale, porta alla manifestazione e a un eventuale peggioramento dell’infiammazione acneica. "Lo stress cronico, infatti, porta a un aumento del cortisolo, che è l’ormone dello stress", spiega il dermatologo Francesco Antonaccio. "Questo processo implica uno squilibrio ormonale a favore degli ormoni androgeni, con conseguente produzione eccessiva di sebo e formazione di comedoni. L’acne è una malattia psicosomatica ma anche somatopsichica: stress e stanchezza aumentano la seborrea all’origine della malattia, ma quest’ultima provoca ulteriore disagio e insicurezza". |
Occhio ai digliceridi. Ma come mai l’intensità della malattia è variabile e non è uguale in tutte le persone? In un recente studio condotto dall’Istituto San Gallicano di Roma e pubblicato sul Journal of Lipid Research, è emerso che i digliceridi, cioè una classe di lipidi presenti nel sebo, sono i principali responsabili della gravità del disturbo: maggiori sono i livelli di digliceridi nel grasso prodotto dalla ghiandola sebacea e più è aggressiva la forma di acne. Il risultato della ricerca è importantissimo perché contribuisce a far chiarezza sui meccanismi per i quali si instaura un processo infiammatorio di questo tipo. Sebbene infatti la vera causa dell’acne sia ancora sconosciuta, sono noti alcuni fattori che ne provocano l’insorgenza: "Questa patologia non è ereditaria nel senso stretto del termine, cioè non esiste un -gene- dell’acne che si tramanda dai genitori ai figli, tuttavia la genetica gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della malattia", spiega Bruno. "La persona con acne, infatti, nasce già con un -progetto- scritto nel suo Dna, per cui le sue ghiandole sebacee sono più sensibili allo stimolo degli ormoni androgeni (maschili) che ne regolano le attività. A differenza di quanto si creda a livello popolare, dunque, l’acne non è dovuta a una disfunzione ormonale ma piuttosto a un’ipersensibilità della ghiandola nei confronti degli stimoli degli ormoni".
Punti neri: mai schiacciarli. Spesso non ci tratteniamo dall’impulso di toccare, strizzare o sottoporre alle mani (più o meno) esperte dell’estetista i fastidiosi punti neri presenti sulla zona T del viso (fronte, naso, mento) e i brufoli bianchi che spuntano qua e là sulla pelle: niente di più sbagliato! "Queste piccole pressioni, effettuate con le dita o addirittura con le unghie, allungano i tempi di guarigione, con il rischio che rimangano segni antiestetici e vistose cicatrici", ammonisce Bruno.
Creme esfolianti per le forme lievi. Per guarire dall’acne (perché guarire è possibile) bisogna per prima cosa rivolgersi a un dermatologo, l’unico in grado di formulare con precisione una diagnosi e di conseguenza indicare la terapia specifica, che può variare da paziente a paziente. "Efficaci contro l’acne comedonica, cioè quella più diffusa e di lieve entità, sono le pomate a base di acido retinoico da applicare localmente", spiega Bruno. "Il loro compito è quello di esfoliare la pelle, permettendo la fuoriuscita dei comedoni. A questo farmaco topico vengono spesso associati degli antibiotici (per uso locale o per via orale), soprattutto nel caso in cui, oltre ai comedoni, siano presenti le pustole". E il sapone allo zolfo che spopolava fino a qualche anno fa? Superato, perché, associato a un topico esfoliante come l’acido retinoico o il più blando acido glicolico, tende a seccare troppo la pelle.
Pillole di isotretinoina. "Nei casi di acne più grave, invece, quando si hanno anche noduli e cisti sotto pelle, si può prescrivere l’isotretinoina, un derivato della vitamina A che si assume per bocca", continua il dermatologo. "Questo farmaco è in grado di eliminare il sebo in eccesso, rendendo la sopravvivenza dei batteri più difficile, e ha un’azione antinfiammatoria. Se assunto al giusto dosaggio e per un periodo di circa sei mesi, si può avere una guarigione definitiva nel 95% dei casi. È fondamentale che durante la terapia con isotretinoina la paziente non sia incinta perché questo farmaco può causare delle malformazioni del feto: per questo motivo durante il trattamento e per due mesi oltre, la donna deve assumere anche la pillola contraccettiva". Quest’ultima, spesso prescritta dai ginecologi per curare la sindrome dell’ovaio policistico (e i problemi a essa correlati, tra i quali figura proprio l’acne), migliora sicuramente il quadro clinico generale ma non agisce direttamente sui fattori scatenanti della malattia: non esistono evidenze scientifiche che provino che la terapia ormonale guarisca l’acne.
LASER PER CANCELLARE LE CICATRICI Una volta guariti l’acne, è possibile che sulla pelle del viso rimangano delle cicatrici, che si manifestano come veri e propri buchi più o meno profondi e di dimensioni variabili (da pochi millimetri ad alcuni centimetri). Intervenire si può, ma solo dopo aver debellato completamente la malattia. "In questi casi si può ricorrere al laser frazionato, che non è doloroso, non è ablativo e non lascia ferite o escoriazioni, provocando solo un arrossamento che regredisce in poche ore", spiega il dermatologo Francesco Bruno. Dopo la seduta, la paziente può truccarsi senza problemi. "Il laser frazionato agisce stimolando i fibroblasti, che sono delle cellule presenti nel derma, a produrre una maggiore quantità di collagene, elastina e acido ialuronico, che riparano i buchi dell’acne. Il numero delle sedute varia seconda della profondità delle cicatrici, anche se generalmente si opta per sei-otto incontri in altrettanti mesi". |
Cura quotidiana della pelle. Per non aggravare il quadro clinico della malattia, è necessario conciliare le terapie indicate dal dermatologo con una routine anti-acne giornaliera e casalinga, senza mai dimenticare di seguire corretti stili di vita. Francesco Antonaccio, dermatologo a Parma, autore del libro Acne. Liberi dai brufoli in 7 passi e del sito dermatologiacosmetologica.it, spiega a cosa bisogna prestare particolare attenzione.
- La cura quotidiana della pelle è fondamentale, soprattutto se questa è acneica. Prima di applicare un prodotto topico esfoliante (come l’acido retinoico o l’acido glicolico), è necessario pulire in modo accurato la pelle con un detergente delicato, meglio se consigliato dal dermatologo, che possa rimuovere il sebo in eccesso (e con esso le cellule morte della pelle), riequilibrando il pH cutaneo e preparando l’epidermide ai trattamenti successivi. Questa procedura andrebbe eseguita anche alla sera, dopo che la pelle è stata esposta all’inquinamento atmosferico.
- Per quanto riguarda il trucco, non c’è alcuna controindicazione: il make up, infatti, secondo recenti studi, proprio riducendo il disagio e la sofferenza psicologica delle persone che soffrono di acne è in grado di influire positivamente sull’infiammazione cutanea. L’importante è non utilizzare cosmetici contenenti oli o grassi, che possono favorire la formazione dei comedoni, né prodotti in crema che, avendo un’azione idratante, possono favorire l’occlusione dei pori. Per mascherare i brufoli è opportuno utilizzare trucchi con la componente grassa ridotta al minimo (ad esempio, fondotinta compatti e cipria in polvere).
- Quando si deve curare l’acne, la barba può essere un ostacolo all’applicazione dei cosmetici e dei farmaci, però la rasatura comporta sempre dei microtraumi a livello cutaneo e può portare a un peggioramento dell’infiammazione. Per questo motivo, soprattutto quando la pelle è anche molto delicata, essa deve essere superficiale, non quotidiana e può essere eseguita sia con il rasoio elettrico sia con la lametta. L’importante è che si utilizzi sempre il detergente specifico dopo la rasatura, per riequilibrare la pelle e rimuovere ogni residuo di schiuma da barba.
Piano con l’esposizione al sole. Il sole e i raggi ultravioletti inizialmente hanno un’azione benefica sui brufoli perché stimolano l’abbronzatura che aiuta a mascherarli, determinando un miglioramento complessivo dell’aspetto della pelle. "Quest’ultima, però, reagisce ai raggi solari stratificandosi e ispessendosi (ipercheratosi) e ciò favorisce l’occlusione dei pori con la formazione di nuovi punti neri e bianchi che poi daranno luogo ai brufoli infiammati", avverte Antonaccio. Quindi bisogna andare cauti con l’esposizione eccessiva ai raggi solari.
I cibi da limitare. L’alimentazione è un fattore secondario (non sono certo salame e cioccolato a scatenare i brufoli) ma non è da sottovalutare perché, come è ormai dimostrato da numerosi studi scientifici, una dieta ricca di carboidrati raffinati (dolci, bevande zuccherate, pane, pasta eccetera) porta a un aumento dell’infiammazione cronica silente in tutti i tessuti, e quindi anche in quello cutaneo: il grado di infiammazione acneica risulta così aggravato. "Esistono inoltre vari cibi (crostacei, salumi, cioccolato in primis) che inducono una liberazione di istamina a livello dei tessuti", conclude Antonaccio. "Le persone che hanno una particolare sensibilità a questo mediatore chimico, che ha un ruolo importante nelle risposte infiammatorie e allergiche, presentano una maggiore reattività cutanea. Tutto ciò non significa che per curare l’acne sia solo sufficiente prestare attenzione all’alimentazione perché le terapie dermatologiche sono indispensabili. In molti casi è opportuno che lo specialista dermatologo consigli anche le dovute correzioni delle abitudini alimentari del paziente acneico".
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