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La storia dell'acne negli ultimi 2000 anni: cosa è cambiato?
Dagli antichi ad oggi: un ritorno alla morfologia clinica?
L’acne è una delle più frequenti malattie della pelle, colpendo l’80% degli adolescenti. Nonostante i luoghi comuni, l’acne deve essere considerata una malattia a tutti gli effetti, sebbene non presenti sintomi fisici. Nel contempo, noi dermatologi sappiamo bene che l’acne influenza la qualità di vita di questi pazienti, con sintomi depressivi, nei casi più gravi. Nonostante questo, ancora oggi, molti medici di famiglia, o gli stessi parenti del paziente acneico, sottovalutano l’acne, considerandola erroneamente un mero disturbo estetico, limitato al solo periodo dell’adolescenza.
Nel passato molti autori, consideravano l’acne come "…deformità non importanti da curare…". Celso , invece, evidenzia nei suoi scritti, come le donne dell’antica Roma tenevano molto alla loro estetica, citando dei prodotti topici per curare l’acne.
Tutti i dermatologi nel mondo sanno che l’acne è dovuta ad un aumento dell’attività delle ghiandole sebacee, difatti l’acne severa è sempre associata ad un’intensa seborrea. "Il sebo alimenta la fiamma dell’acne" (Plewig-Kligman). La presente trattazione mostra come i primi autori hanno descritto l’acne, prevalentemente, come malattia infiammatoria, senza dare risalto alla fisiopatologia della ghiandola sebacea.
Leggendo i titoli di queste opere, potremo provare a capire, in una certa misura, anche l’evoluzione terapeutica negli anni. Gli autori che hanno descritto così mirabilmente questi quadri clinici erano medici, religiosi, filosofi, dotti, talvolta pittori ed artisti!
Non tutti sanno, ad esempio, che Kaposi, vero nome Moritz Kohn (1837-1902), nel suo "Handatlas der Hautkrankheiten für Studirende und Arzte" (1898), mostra dei particolari dell’acne conglobata esattamente come li vediamo oggi nei nostri pazienti.
E’ affascinante pensare che la dermatologia rappresenta realmente una materia "a sé", con peculiarità differenti da altre branche della medicina, poiché nei secoli, almeno dal punto di vista clinico, non ha subito alcuna variazione. Questa caratteristica che, apparentemente ne rappresenterebbe un limite, al contrario, dà interessanti spunti e stimoli di riflessione dal punto di vista, storico e culturale. Indubbiamente le nuove tecniche diagnostiche come la dermatoscopia, l’immunofluorescenza, l’immunologia, la genetica molecolare, hanno rappresentato e rappresentano un’importante evoluzione in dermatologia, ma non bisogna mai perdere di vista la morfologia clinica, talvolta dimenticata dai giovani dermatologi distratti, a volte dai molti, forse troppi, esami strumentali e/o di laboratorio.
L’acne è fra le più pleiomorfe delle malattie della pelle.
Gli autori antichi, con gli scritti e le opere pittoriche, hanno mostrato, con grande attenzione e perizia, le diverse fasi evolutive dell’acne polimorfa (comedoni, papule, pustole, cisti, noduli…). Queste descrizioni, anche con le più svariate terminologie che si sono susseguite nel tempo, possono aiutarci, ancora oggi, a comprendere degli aspetti di questa complessa affezione.
Il famoso detto: "Si riconosce quello che si conosce" in questo caso ci sembra appropriato!
Per citare un esempio tipico dell’arte pittorico-raffigurativa: quanti dettagli di cui non ci eravamo accorti, notiamo dopo una descrizione di un critico d’arte?
Se mi è consentita una nota personale, come non ricordare gli insegnamenti ricevuti, dalle descrizioni dei quadri clinici di Otto Braun-Falco e del compianto Rino Cavalieri! |
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